Chi guadagna dalla giornata mondiale dei negozi di dischi?
Se partecipi la serranda rimane alzata.

Il Record Store Day nasce nel 2007 per celebrare i negozi indipendenti di dischi di tutto il mondo. Questo appuntamento ha significato, inizialmente, un momento collettivo in cui negozianti, discografici, artisti e appassionati di musica si riunivano per supportare economicamente i piccoli negozi che attraversavano momenti difficili, rischiando la chiusura.
L’essenza del negozio di dischi è stata sempre la condivisione, lo spazio fisico come riparo della comunità musicale, dove ci si scambia opinioni, nascono amicizie e spesso si va insieme al concerto della band del disco che abbiamo appena comprato. Per quelli che hanno mantenuto questa filosofia, il RSD è stato un giorno di festa, con dj set e musica dal vivo, gli sconti e le offerte sul catalogo, una bella vetrina con le uscite speciali e qualche birra a diluire i discorsi. Purtroppo quello che sta diventando non è più un sostegno per le nostre attività. Le uscite discografiche di questa giornata sono prive di attrattive. È stato ristampato di tutto. Queste uscite non smuovono più il mercato, ma sono semplicemente una ripubblicazione in vinile colorato, venduto a un prezzo molto caro, malamente giustificato dall’ennesima edizione limitata. Per non parlare della reperibilità di questi dischi, presenti sulle piattaforme e-commerce della grande distribuzione, a partire da Amazon. Questo è un controsenso rispetto al concetto iniziale per cui è nata la manifestazione. Piuttosto è ora, il momento di sostenere i negozi di dischi, che si sono ritrovati il mercato devastato dai due anni della pandemia, dopo una periodo di lieve crescita economica che aveva fatto ben sperare. Ci ritroviamo ancora oggi con una tassazione del 22% nonostante i dischi siano un prodotto culturale al pari dei libri. Ma si sa che in questo paese la musica fa parte della categoria solo quando fa comodo.

Sabato 22 Aprile vieni in negozio a festeggiare con noi.